lunedì 27 novembre 2017

ILLUMINIAMO LA RICERCA, SPEGNIAMO IL PRECARIATO!

Cari colleghi, in questi giorni la discussione in Parlamento è fervente ed è necessario dare un forte messaggio che arrivi all'esterno: la mobilitazione non si ferma!


Non dobbiamo abbassare la guardia proprio adesso, dunque: l’attenzione deve rimanere alta!
Siamo al settimo giorno di occupazione, mentre in Parlamento si discute del nostro futuro.


Perché la Politica capisca che noi ci siamo, OGGI lunedì 27 novembre dalle ore 18:30, illumineremo il CNR, contemporaneamente in tutte le sedi, perché

se il Governo spegne la Ricerca, i Precari illuminano il CNR!

A Roma ci diamo appuntamento in piazzale Aldo Moro, 7 alle ore 18.30.

Per le altre sedi d'Italia verrà inviata email dai referenti di area, con tutte le indicazioni.
Ti ricordiamo che abbiamo un canale Telegram dove ci confrontiamo, attualmente siamo più di 520 precari, unisciti a noi!



Precari Uniti CNR

venerdì 6 ottobre 2017

Lotta di classe: Fca (FIAT-CHRYSLER AUTOMOBILES)

De Palma (Fiom), fari spenti su piano produzione e su occupazione conti non tornano.
Roma, 5 ottobre 2017
"Le direzioni di stabilimento attendono la sera per comunicare ai delegati della Fiom nuove giornate di cassa integrazione, ed è ancora buio sulle prospettive occupazionali a dispetto delle dichiarazioni di rioccupazione di tutti i lavoratori entro il prossimo anno. In Maserati, fatta eccezione per lo stabilimento di Modena che a marzo ha chiuso il contratto di solidarietà, i lavoratori di Grugliasco hanno fatto circa 54 giorni di cassa integrazione su 145, per un totale di 774.144 ore.
Non va meglio alle carrozzerie di Mirafiori dove è in produzione il Levante: siamo a circa 1 milione di ore di ammortizzatori sociali utilizzati per colmare il vuoto produttivo e una nuova comunicazione aziendale ha programmato una nuova settimana di cassa dal 30 ottobre al 4 novembre, fatto che non lascia presagire nulla di rassicurante sul futuro di uno stabilimento che con il solo Levante non garantisce la piena occupazione". Così in una nota Michele De Palma, responsabile Fiom Settore Automotive.
"Anche dove la direzione aziendale ha proceduto alla chiusura del contratto di solidarietà, - spiega De Palma - necessitato dagli effetti della sospensione di vendita dei motori diesel negli USA, come alla VM di Cento, è stata annunciata un nuovo stop della produzione dal 16 al 20 ottobre per 760 lavoratori, compresi impiegati e quadri. Ad oggi l'unico stabilimento che sembra accelerare per segnare nuovi record produttivi, ma senza consolidare l’occupazione, è la Sevel. Cassino, che l’azienda ha individuato come lo stabilimento Alfa, la ripartenza ed il rilancio, con la produzione della Giulia e il lancio dello Stelvio, avrebbe dovuto garantire 3mila assunzioni, ma ne sono state realizzate ad oggi circa 700 con contratti interinali. Ma che i conti non tornino è chiaro dalla decisione della direzione aziendale di Cassino di non avvalersi più dei 329 lavoratori in trasferta da Pomigliano, ma di soli 30 che comunque rientreranno, salvo 9 che invece hanno accettato di trasferirsi".
"A Pomigliano la situazione peggiora  - continua De Palma - dato che l'esubero temporaneo sale a 1.432 lavoratori, di cui 644 area Panda e 788 nelle aree di attività di supporto, per cui i lavoratori coinvolti dalla solidarietà sono 3.219. Nelle aree di produzione della Panda la media di ore non lavorate sale dal 20% al 35, nell'area di supporto le ore non lavorate passano al 57%. Per i lavoratori dello stabilimento di Melfi sono lontani i tempi dei video con la direzione che felicemente balla tra le linee di montaggio e dei politici che tagliano nastri e si scattano selfie. Per i circa 7.500 lavoratori adesso è il tempo delle ripetute comunicazioni di cassa integrazione ordinaria. La prossima fermata produttiva è prevista dal 30 ottobre al 3 novembre sia per chi è al lavoro sulla Punto, che rallenta sempre di più in vista dello stop definitivo, sia per chi lavora sulla linea della Renegade e della 500X.
Ma il 2017 vede un peggioramento della saturazione dello stabilimento: i 20 turni tanto propagandati non hanno mai avuto una stabilizzazione, dato che l’azienda usa i permessi dei lavoratori per coprire i buchi produttivi. Attualmente, a Melfi, sono circa 1mln e 400mila le ore di fermo produttivo, in più una parte dei 1.800 assunti con il Jobs Act sono stati trasferiti in altri stabilimenti come Termoli, che viaggia a pieno regime, a differenza di Pratola Serra che utilizza il contratto di solidarietà".
"La Fiom ritiene necessario un confronto unitario con la direzione aziendale a tutti i livelli, informare le lavoratrici e i lavoratori delle cause della riduzione delle ore lavorate e decidere le azioni da dover intraprendere per non far ricadere ancora sulle maestranze l'intreccio dei problemi di mercato con quelli di organizzazione della produzione. La Fiom ritiene urgente e indispensabile un tavolo nazionale che affronti due ordini di problemi: il primo di breve periodo che riguarda gli stabilimenti di Mirafiori e Pomigliano (Nola), i cui lavoratori in assenza di nuovi modelli che saturino l’intero organico rischiano il licenziamento, visto che gli ammortizzatori sociali scadono nel 2018; il secondo è il futuro degli stabilimenti che hanno prodotti in sempre maggiore riduzione dei volumi, come Melfi. E' necessario un piano di investimenti in Ricerca e Sviluppo che coinvolga gli enti centrali e di ricerca e i diretti di produzione per una rigenerazione e innovazione tecnologica: connettività, sicurezza e auto eco (elettriche e ibride). Riteniamo non più sostenibile nel rapporto con i lavoratori le divisioni tra le organizzazioni sindacali sul confronto con l'azienda in merito al futuro occupazionale ed al piano industriale. Le divisioni sindacali stanno indebolendo la capacità contrattuale e negoziale dei lavoratori, è ora di dare una svolta.", conclude De Palma.
Fiom-Cgil/Ufficio Stampa

giovedì 28 settembre 2017

Lotta di classe: APPELLO AI MOVIMENTI, LAVORATORI, PENSIONATI, STUDENTI, DISOCCUPATI, PRECARI E A QUANTI SUBISCONO LA CRISI E VOGLIONO REAGIRE:

Cub, Sgb, SI Cobas, Usi-AIT, Slai Cobas hanno indetto lo sciopero generale per il 27 ottobre per contrastare e respingere l'attacco portato dal governo e dai padroni contro i lavoratori, i ceti popolari e i pensionati e per :
  • Abolire le disuguaglianze salariali, sociali, economiche, di genere e quelle nei confronti degli immigrati.
  • Forti aumenti salariali, riduzione generalizzata dell'orario di lavoro e investimenti pubblici per ambiente e territorio.
  • Pensione a 60 anni o con 35 anni di contributi. Abolire la legge Fornero
  • Fermare le privatizzazioni e le liberalizzazioni.
  • Garantire il diritto universale alla salute, all'abitare, alla scuola, alla mobilità pubblica e tutele reali di reddito per i disoccupati.
  • Difendere  il diritto di sciopero con l'abolizione delle leggi che lo vincolano.
  • Rigettare l'accordo truffa del 10 gennaio 2014 sulla rappresentanza.
  • Contrastare ogni tipo di guerra e le spese militari.
Il nostro è un mondo di disuguaglianze che continuano a crescere. Lo stiamo vivendo sulla nostra pelle e diventano ogni giorno meno sostenibili e mettono ormai in discussione lo stesso diritto all’alimentazione, alla salute, alla casa ecc.
La ricchezza della metà più povera della popolazione mondiale è diminuita dal 2010 al 2015 di mille miliardi di dollari. La metà più povera ha perso ben il 38% .
Dov’è finita quella ricchezza? La metà (500 miliardi di dollari) è passata nelle tasche dei 62 più ricchi al mondo (53 uomini e 9 donne) che detengono una ricchezza totale di 1.700 miliardi di dollari (quanto il pil italiano), cresce la polarizzazione della distribuzione dei redditi  e la sofferenza sociale.
L'aumento delle disuguaglianze è il prodotto della divisione della società in classi, tra sfruttatori e sfruttati. I padroni usano la crisi per ricattare i lavoratori e attaccare le conquiste ottenute in anni di lotta e rilanciare i profitti.
Le politiche liberiste, e le delocalizzazione verso i paesi a basso costo sono un aspetto di questo attacco: o rinunciare alle conquiste o perdere il lavoro. Solo la ripresa della lotta di classe può difendere le condizioni di lavoro e il salario e invertire la tendenza contro questo sistema.
In Italia i dati sono ancora più pesanti, il tasso di disoccupazione è dell'11,3% quella giovanile è al 21% con punte al Sud del 56,3% e la povertà assoluta tocca oltre 5 milione di persone
Per questa battaglia non partiamo da zero.
Lo sciopero del 16 giugno indetto da Cub, Sgb, Si Cobas, Usi-ait, Slai Cobas e, a livello locale da organismi di base, per l’intero comparto del trasporto pubblico e privato contro le privatizzazioni in unità con i lavoratori del settore della logistica, dove il trasporto delle merci utilizza in forma massiccia il supersfruttamento della manodopera immigrata, è stato un grande successo per la importante risposta data dalle singole organizzazioni.
Un fatto ancor più significativo è rappresentato dall’adesione di tanti altri lavoratori  che, aldilà dell’appartenenza sindacale, hanno colto l’occasione dello sciopero per manifestare il proprio malessere e il proprio dissenso verso le politiche economiche e sociali del governo.
La massiccia adesione ha dato fastidio a chi Governa, ai poteri forti e ai sindacati compiacenti,che invece di cogliere il malessere sociale montante, pensano di limitare ulteriormente il diritto di sciopero già pesantemente messo in discussione nel pubblico impiego e nei servizi pubblici in genere.
L'urgenza della mobilitazione è resa ancora più evidente dalla nascita in questi anni di   grandi movimenti di lotta in tutto il mondo per il salario per i diritti e per la libertà.
Ciò ci conferma che esiste una diffusa disponibilità  a lottare per cambiare questo modello di società che succhia profitti dal lavoro e favorisce la creazione di soldi tramite soldi senza neanche passare dalla produzione di merci. Disponibilità non raccolta, anzi soffocata e tradita da chi, da tempo, ha abbandonato la difesa dei lavoratori e delle classi popolari
Ciò ci porta a lanciare ed organizzare nel paese un vero sciopero generale in autunno su precisi obiettivi che segnino una svolta nel conflitto contro le politiche imposte ai lavoratori e ai ceti popolari e contro un uso crescente di strumenti repressivi.
Uno sciopero che non sia dei soli proponenti ma che coinvolga nuovi soggetti singoli e collettivi che condividano l’analisi e le proposte e disponibili eventualmente ad arricchirle con proprie indicazioni.
Noi lavoriamo per costruire una nuova stagione di lotta e mobilitazione che coinvolga tutti i lavoratori, le lavoratrici, i ceti più poveri della popolazione, quanti sono impegnati nel conflitto sociale, per rivendicare l'uguaglianza e la libertà come diritti universali, per cambiare questa società e per esprimere tutto il nostro dissenso verso le politiche borghesi.
A questo scopo si propone un’Assemblea Nazionale per il 23 Settembre aperta a tutti per discutere l’iniziativa, gli obiettivi e l’avvio della discussione in tutti i territori per la costruzione e la realizzazione dello sciopero generale.
Milano, 27.7.2017

Puoi dire la tua ed aderire all’appello scrivendo a  scioperogenerale27ottobre@gmail.com


mercoledì 27 settembre 2017

Lotta di classe: BASTA PRECARIATO, STABILIZZAZIONI PER TUTTI!

IL 4 OTTOBRE 2017 tutti sotto al MIUR per rivendicare stabilità per il lavoro di ricerca.
Nonostante il D.lgs 218/2016 e il decreto Madia, e fatta salva qualche rara eccezione, le stabilizzazioni dei precari della Ricerca ad oggi latitano. Certo non ha aiutato in tal senso l’atteggiamento remissivo della maggior parte dei presidenti degli ENTI e del ConPER, che con un documento di fine luglio, si sono rifugiati per lo più in una “comoda”, anche se legittima, richiesta di incremento dei Fondi Ordinari degli Enti, tralasciando di ottimizzare al meglio gli strumenti che il D.lgs 218/2016 aveva messo loro a disposizione.

Noi non entriamo in questa discussione, ovvio che la richiesta di incrementare i Fondi è legittima e opportuna, a fronte di un ventennio di tagli continui subiti dagli EPR e dalla Ricerca Pubblica in Italia, al pari del resto della PPAA del resto. Come sempre, nonostante le parole roboanti sulla necessità della ricerca, delle parole su industria 4.0, il sistema della Ricerca, che è il motore dell’innovazione e dello sviluppo, ha subito un drastico definanziamento e una riduzione sensibile degli addetti a tempo indeterminato, a causa del blocco delle assunzioni. Ciò ha costretto gli Enti a ricorrere a progetti e commesse esterne per recuperare risorse finanziarie e far fronte ai problemi di bilancio, con un duplice effetto perverso con cui fare i conti: l’impennata improvvisa del precariato per assolvere ai propri compiti, da un lato; e la riduzione del personale di ruolo dall’altro, causato oltre che dal blocco delle assunzioni dagli opprimenti vincoli di bilancio.


E’ ora di dire basta a questo stato di cose, occorre rilanciare la ricerca pubblica e rifinanziare gli EPR, procedere immediatamente alle stabilizzazioni di tutti i precari togliendo qualunque alibi ai presidenti “resistenti” degli Enti.
Per questo la FLC CGIL, raccogliendo l’appello dei PrecariUnitiCNR, insieme a FIR CISL e UIL Scuola RUA rilanciano e indicono un primo presidio di tutti i precari della ricerca per il prossimo 4 ottobre, sotto al MIUR, per rivendicare la STABILIZZAZIONE, l’applicazione della Madia e le risorse necessarie a partire dalla prossima legge di bilancio.
PARTECIPATE IN MASSA! PER LA STABILIZZAZIONE DI TUTTI I PRECARI, COMPRESI GLI ASSEGNI DI RICERCA.

Appuntamento per tutti il 4 ottobre 2017 dalle ore 9,30 davanti al MIUR

sabato 23 settembre 2017

Lotta di classe: bollettino dal fronte del lavoro.

Muore schiacciato da pressa a Pontedera

In azienda specializzata nella raccolta dei rifiuti

(ANSA) - PONTEDERA (PISA), 23 SET - Un operaio è morto stamani, schiacciato da una pressa mentre stava lavorando alla Revet di Pontedera (Pisa), azienda specializzata nella raccolta e selezione dei rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata e da avviare al riciclo. Secondo quanto si è appreso, l'uomo, Fabio Cerretani, 54 anni, di Montopoli Valdarno (Pisa), non avrebbe avuto scampo. Sotto choc il compagno di lavoro che stava effettuando un'operazione insieme a lui al macchinario industriale. La dinamica dell'incidente comunque è ancora in fase di ricostruzione. Sul posto i vigili del fuoco, i tecnici della medicina del lavoro e le forze dell'ordine per i rispettivi interventi ed accertamenti di competenza.
   

venerdì 22 settembre 2017

Lotta di classe: Aumentano i morti sul lavoro


In linea con l’andamento rilevato tra gennaio e luglio, anche nei primi otto mesi di quest’anno si conferma l’incremento dell’1,3% delle denunce d’infortunio pervenute all’Inail. Nel periodo gennaio-agosto, infatti, sono state 421.969, 5.229 in più rispetto allo stesso periodo del 2016, per effetto di un aumento infortunistico dell’1,3% registrato per i lavoratori (quasi 3.400 casi in più) e dell’1,2% per le lavoratrici (oltre 1.800 in più).

All’incremento hanno contribuito soltanto la gestione Industria e servizi (+2,0%) e quella conto Stato dipendenti (+3,3%), mentre le gestioni agricoltura e conto Stato studenti delle scuole pubbliche statali hanno fatto segnare un calo pari, rispettivamente, al 4,8% e all’1,9%. A livello territoriale le denunce d’infortunio sono aumentate al Nord (oltre seimila casi in più) e, in misura più contenuta, al Centro (+197), mentre sono diminuite al Sud (-800) e nelle Isole (-207). Gli aumenti più sensibili, sempre in valore assoluto, si sono registrati in Lombardia (+2.743 denunce) ed Emilia Romagna (+1.942), mentre le riduzioni maggiori sono quelle rilevate in Sicilia (-651) e Puglia (-639).

Nel solo mese di agosto sono state rilevate 36.369 denunce, 1.528 in più rispetto all’agosto 2016 (+4,4%) e oltre cinquemila in più rispetto all’agosto 2015 (+16,7%). Il numero dei giorni lavorativi è stato identico sia per i mesi di agosto 2016-2017 (22) sia per l’intero periodo gennaio-agosto (168).

Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Inail nei primi otto mesi di quest’anno sono state 682, 31 in più rispetto ai 651 decessi dell’analogo periodo del 2016 (+4,8%) e 70 in meno rispetto ai 752 eventi mortali registrati tra gennaio e agosto del 2015 (-9,3%). Le fotografie scattate il 31 agosto del 2016 e del 2017 evidenziano, per il totale dei due primi quadrimestri, un aumento di 48 casi (da 526 a 574) nella gestione industria e servizi (+9,1%), una diminuzione di quattro casi (da 92 a 88) in agricoltura (-4,3%) e un calo di 13 casi (da 33 a 20) nel conto Stato (-39,4%).

Nei confronti 'di periodo', le variazioni percentuali delle denunce di infortunio mortale presentate all’Inail finora hanno fatto registrare, rispetto al 2016, un segno positivo, su cui hanno pesato in modo decisivo i dati della gestione industria e servizi. Se agricoltura e conto Stato hanno avuto nei vari periodi del 2017 andamenti sempre decrescenti rispetto all’anno precedente, infatti, la gestione Industria e servizi presenta, nei vari periodi presi in considerazione, aumenti compresi tra il +10% e +20%, con un picco nel mese di gennaio (quasi il 75% di casi mortali in più rispetto allo stesso mese del 2016: 89 decessi contro 51).

Dal confronto 'di mese' emerge, viceversa, un calo delle denunce: i 51 decessi del solo mese di agosto 2017 sono due in meno rispetto ai 53 dell’agosto 2016 e, estendendo il campo di osservazione, 10 in meno rispetto ai 61 casi con esito mortale dell’agosto 2015.

L’incremento rilevato nel confronto tra i primi otto mesi del 2016 e del 2017 è legato principalmente alla componente maschile, i cui casi mortali sono aumentati di 28 unità, da 587 a 615 (+4,8%), mentre quella femminile ha fatto registrare un aumento di tre casi, da 64 a 67 decessi (+4,7%). Dall’analisi territoriale emerge un aumento di 31 casi delle denunce di infortuni con esito mortale nel Nord-Ovest (Liguria +13 decessi, Lombardia +10, Piemonte +8), di 10 casi nelle Isole (Sicilia +13, Sardegna -3) e di quattro al Sud (Abruzzo +16, Calabria +2, Campania -8, Basilicata -5 e Molise -1). In diminuzione, invece, le denunce nel Nord-Est (-12 casi), dove spiccano in particolare i dati del Veneto (-18) e del Friuli Venezia Giulia (+7), e quelle del Centro, per il quale si registra un calo di due decessi, sintesi di una riduzione di quattro casi sia in Toscana che in Umbria e di un aumento di sei casi nel Lazio.

Le denunce di malattia professionale pervenute all’Inail nei primi otto mesi del 2017 e protocollate sono state 39.318, 1.153 in meno rispetto allo stesso periodo del 2016 (-2,8%). Dopo anni di continua crescita, il 2017 sembra dunque contraddistinguersi per il trend in diminuzione, comunque contenuto, delle tecnopatie denunciate, già rilevato anche nei mesi scorsi.

Le patologie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, con quelle del sistema nervoso e dell’orecchio, continuano a rappresentare le malattie più denunciate (78,8% del complesso dei casi).
Adn Kronos Pubblicato il: 22/09/2017 13:37